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una “forbita lingua di pattumiera”

[I traduttori mediocri] finiscono con il rendere inaggiustabili e inutilizzabili le loro traduzioni; riempiendole, oltre che dei loro umili (e inevitabili) sbagli, anche d’una quantità di quelle pretenziose (e evitabilissime) «finezze» d’un certo ben noto linguaggio traduttorio, per cui mai nessuno, appunto, salta, ma tutti «sobbalzano», nessuno beve mai un caffè, ma tutti lo «sorbiscono», nessuno va, ma tutti «si recano» o «si portano», nessuno guarda la televisione, ma tutti «assistono a uno spettacolo televisivo», ecc. ecc. ecc.

Fruttero e Lucentini, I ferri del mestiere, 1962

La Fiat licenzia a Torino, a Bologna scoppia una bomba, a Milano sparisce l’insalata, a Roma un pretore mette fuori legge la birra; e scrupolosi cronisti si sparpagliano prontamente per le città a raccogliere dal vivo, a caldo, le reazioni della gente co­mune. L’indomani il giornale riporta tra virgolette, in corsivo, strabilianti esempi di «parlato» italiano 1980.

«Non v’è dubbio che le preferenze delle massaie si orientano verso i pomidoro scozzesi» svela un rude scaricatore dei mercati generali. «Entrambi siamo arrivati qui dalla Calabria colmi di speranza» rievoca un battilastra appena uscito col fratello dal turno di fabbrica. «Siffatti provvedimenti non giovano un bel nulla!» esclama un oste trasteverino. «Mentre quei signori del governo si gingillano in vani giochi di potere, noi facciamo quadrato attorno alla democrazia» assicura uno scambista delle ferrovie.

Nessuno (è la prima reazione del lettore comune) assolutamente nessuno in Italia si esprime così , parla così. Quei cronisti non sono affatto scrupolosi, mentono, hanno ingannato il loro direttore, non si sono mai sognati di andare col taccuino in mano tra le bancarelle, in autobus, nei bar, non si sono mai mescolati agli scioperanti e ai tifosi, hanno passato il pomeriggio o la serata a farsi gli affari loro, affidando la stesura dei dialoghetti dal vivo a una zia ottantacinquenne, ex maestra elementare.

Fruttero e Lucentini, La zia occulta, in La prevalenza del cretino, 1985

Cfr. Claudio Giunta, “Una forbita lingua di pattumiera”, IL – Il Sole 24 Ore, 18.01.2017