Chi comunica poco cogli uomini, rade volte è misantropo. Veri misantropi non si trovano nella solitudine, ma nel mondo: perché l’uso pratico della vita, e non già la filosofia, è quello che fa odiare gli uomini. E se uno che sia tale, si ritira dalla società, perde nel ritiro la misantropia.
Leopardi, Pensieri LXXXIX
La mia filosofia, non solo non è conducente alla misantropia, come può parere a chi la guarda superficialmente, e come molti l’accusano; ma di sua natura esclude la misantropia, di sua natura tende a sanare, a spegnere quel mal umore, quell’odio, non sistematico, ma pur vero odio, che tanti e tanti, i quali non sono filosofi, e non vorrebbono esser chiamati né creduti misantropi, portano però cordialmente a’ loro simili, sia abitualmente, sia in occasioni particolari, a causa del male che, giustamente o ingiustamente, essi, come tutti gli altri, ricevono dagli altri uomini. La mia filosofia fa rea d’ogni cosa la natura, e discolpando gli uomini totalmente, rivolge l’odio, o se non altro il lamento, a principio più alto, all’origine vera de’ mali de’ viventi, ec. ec.|
Leopardi, Zib. 4428
Galimberti (G. Leopardi, Pensieri, a cura di Cesare Galimberti, Adelphi, Milano 1982) colloca questa riflessione leopardiana lungo la linea che nella Ginestra giungerà ad invocare la solidarietà di tutti gli uomini contro la potenza distruttiva della natura, “attraverso una purificazione individuale, da attuarsi non operando nel vivo della società, ma raggiungendo nel ritiro la dimenticanza del contenere quotidiano” (pp. 160-161).