Viviamo una fase storica particolare, in cui la stessa libertà genera costrizioni. La libertà di potere (Können) produce persino piú vincoli del dovere (Sollen) disciplinare, che esprime obblighi e divieti. Il dovere ha un limite: il potere, invece, non ne ha. Perciò, la costrizione che deriva dal potere è illimitata e con ciò ci ritroviamo in una situazione paradossale. La libertà è, nei fatti, l’antagonista della costrizione, essere liberi significa essere liberi da costrizioni. Al momento, questa libertà – che dovrebbe essere il contrario della costrizione – genera essa stessa costrizioni. Disturbi psichici come depressione e burnout sono espressione di una profonda crisi della libertà: sono indicatori patologici del fatto che spesso oggi essa si rovescia in costrizione.
Il soggetto di prestazione, che si crede libero, è in realtà un servo: è un servo assoluto nella misura in cui sfrutta se stesso senza un padrone. Nessun padrone lo fronteggia e lo costringe a lavorare. Il soggetto assolutizza la nuda vita e lavora.
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Il neoliberalismo è un sistema molto efficace nello sfruttare la libertà, intelligente perfino: viene sfruttato tutto ciò che rientra nelle pratiche e nelle forme espressive della libertà, come l’emozione, il gioco e la comunicazione. Sfruttare qualcuno contro la sua volontà non è efficace: nel caso dello sfruttamento da parte di altri il rendimento è assai basso. Soltanto lo sfruttamento della libertà raggiunge il massimo rendimento.
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Nel regime neoliberale dell’autosfruttamento, l’aggressione si rivolge, invece, contro noi stessi: quest’aggressività indirizzata contro se stessi non rende gli sfruttati dei rivoluzionari, bensí dei soggetti depressi.
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I detenuti del panottico benthamiano venivano isolati l’uno dall’altro allo scopo di imporre una disciplina e non potevano parlare tra loro. Gli abitanti del panottico digitale, al contrario, comunicano intensamente l’uno con l’altro e si denudano volontariamente. Contribuiscono cosí, in modo attivo, alla costruzione del panottico digitale. La società del controllo digitale fa un uso massiccio della libertà: essa è possibile soltanto grazie all’autoesposizione, all’autodenudamento volontari. Il Grande Fratello digitale esternalizza, per cosí dire, il suo lavoro ai detenuti. Cosí, la divulgazione dei dati non avviene in modo costrittivo, ma risponde a un bisogno interiore: in ciò consiste l’efficacia del panottico digitale.
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Il neoliberalismo fa del cittadino un consumatore. La libertà del cittadino cede alla passività del consumatore. L’elettore in quanto consumatore non ha, oggi, alcun reale interesse per la politica, per la costruzione attiva della comunità. Non è disposto a un comune agire politico e neppure ne è capace: reagisce solo passivamente alla politica, criticando, lamentandosi, proprio come fa il consumatore di fronte a prodotti o a servizi che non gli piacciono. Anche i politici e i partiti seguono la logica del consumo: devono fornire. Perciò, si presentano essi stessi come fornitori, che devono soddisfare gli elettori intesi come consumatori o clienti. […] La partecipazione avviene come reclamo e lamentela: la società della trasparenza, popolata da spettatori e consumatori, dà vita a una democrazia degli spettatori.
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Il potere basato sulla violenza non rappresenta il potere massimo: anche solo il fatto che si costituisca una volontà contrapposta a chi lo detiene, è un indice della debolezza del suo potere. Proprio là dove non viene tematizzato, il potere è indiscusso; piú grande è il potere, piú silenziosamente agisce. Esso accade, senza bisogno di segnalarsi in modo clamoroso. […] Quel potere disciplinare che, con un grande dispendio di forze e in modo violento, costringe gli uomini in un busto di ordini e divieti è inefficace: assai piú efficace è la tecnica di potere che fa sí che gli uomini si sottomettano da sé al rapporto di potere. Questa tecnica vuole rendere attivi, motivare e ottimizzare, e non impedire o reprimere. La sua particolare efficacia deriva perciò dall’agire non per mezzo di divieti ed esclusioni, ma attraverso piacere e soddisfazione. Invece di rendere docili gli uomini, cerca di renderli dipendenti.
Il potere intelligente, benevolo non opera frontalmente contro la volontà dei soggetti sottomessi, ma la guida secondo il proprio profitto. Esso è piú affermativo che negativo, piú seduttivo che repressivo. Si impegna a suscitare emozioni positive e a sfruttarle. Seduce, invece di proibire. Piú che opporsi al soggetto, gli va incontro.
Il potere intelligente si plasma sulla psiche, invece di disciplinarla o di sottoporla a obblighi o divieti. Non ci impone alcun silenzio. Piuttosto, ci invita di continuo a comunicare, a condividere, a partecipare, a esprimere le nostre opinioni, i nostri bisogni, desideri o preferenze, e a raccontare la nostra vita. Questo potere intelligente è, per cosí dire, piú potente del potere repressivo. Si sottrae a ogni visibilità. La crisi della libertà nella società contemporanea consiste nel doversi confrontare con una tecnica di potere che non nega o reprime la libertà, ma la sfrutta. La libera scelta viene annullata in favore di una libera selezione tra le offerte.
Il potere intelligente, dall’aspetto liberale, benevolo, che invoglia e seduce, è piú efficace del potere che ordina, minaccia e prescrive. Il like è il suo segno: mentre consumiamo e comunichiamo, anzi mentre clicchiamo like, ci sottomettiamo al rapporto di dominio. Il neoliberalismo è il capitalismo del like e si distingue nella sostanza dal capitalismo del XIX secolo, che operava mediante obblighi e divieti disciplinari.
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Come forma di sviluppo ulteriore, anzi come forma di mutazione del capitalismo, il neoliberalismo non si interessa in prima istanza di ciò che è biologico, somatico, corporale: piuttosto, esso scopre la psiche come forza produttiva. Questa conversione alla psiche, e di conseguenza alla psicopolitica, dipende anch’essa dalla forma di produzione dell’odierno capitalismo, poiché quest’ultimo è determinato da forme di produzione immateriali e incorporee. Non vengono prodotti oggetti materiali, ma immateriali, come informazioni e programmi. […] Oggi, il corpo è congedato dal processo di produzione diretta e diventa oggetto di ottimizzazione estetica o tecnico-sanitaria. Cosí, l’intervento ortopedico lascia il passo a quello estetico. Il “corpo docile” foucaultiano non ha piú spazio, ormai, nel processo di produzione: al posto dell’ortopedia disciplinare subentrano chirurgia estetica e centri fitness.
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L’elettroshock deve la sua efficacia alla paralisi e all’annichilimento dei contenuti psichici: il suo tratto essenziale è la negatività. La psicopolitica neoliberale, invece, è dominata dalla positività. Lavora non con minacce negative, ma con stimoli positivi. Non ricorre ad alcuna “medicina amara”, ma al like. Lusinga l’anima, invece di sconvolgerla e paralizzarla mediante shock. Seduce l’anima che la precede, invece di opporsi a essa. Ne protocolla scrupolosamente i desideri, i bisogni e le voglie, invece di “deformarla”.
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La tecnica di potere del regime neoliberale non è proibitiva, protettiva o repressiva, bensí prospettiva, permissiva e proiettiva. Il consumo non viene represso ma massimizzato. Non si produce alcuna mancanza, bensí un’abbondanza, anzi un eccesso di positività: siamo tutti sollecitati a comunicare e a consumare.
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La tecnica di potere del regime neoliberale non è proibitiva, protettiva o repressiva, bensí prospettiva, permissiva e proiettiva. Il consumo non viene represso ma massimizzato. Non si produce alcuna mancanza, bensí un’abbondanza, anzi un eccesso di positività: siamo tutti sollecitati a comunicare e a consumare.
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La psicopolitica digitale, invece, è in grado di intervenire previdentemente nei processi psichici. Essa è, se possibile, piú veloce della volontà libera: per questo è in grado di superarla. Ciò significherebbe, però, la fine della libertà.
Byung-Chul Han, Psicopolitica