Le ragazze e i ragazzi che mettono in mostra avidamente ed entusiasticamente le proprie qualità sperando di attirare l’attenzione e possibilmente di ottenere il riconoscimento e l’approvazione necessari per non essere esclusi dal gioco della socializzazione; i potenziali clienti che solo spendendo di più e ampliando i propri massimali di credito possono guadagnarsi un servizio migliore […] sono allettate, spronate o costrette a pubblicizzare una merce attraente e desiderabile facendo qualunque cosa, con ogni mezzo a disposizione, per accrescere il valore di mercato dei prodotti che vendono. E la merce che sono incitate a mettere sul mercato, a pubblicizzare e a vendere sono proprio loro stessi.
Essi sono promotori di merci, e al tempo stesso le merci che promuovono. Sono la mercanzia e il suo agente commerciale, il prodotto e il suo commesso viaggiatore. […] Indipendentemente dalla voce in cui gli archivisti governativi o gli autori di inchieste giornalistiche classificano le loro preoccupazioni, l’attività cui si dedicano – per scelta, necessità o entrambe, come accade quasi sempre – è il marketing. La prova che devono superare per poter aspirare al riconoscimento sociale cui ambiscono li costringe a trasformarsi in merci, in prodotti capaci di suscitare attenzione e di attrarre domanda e clienti.
[…]
Chi fa parte della società dei consumatori è a sua volta un prodotto di consumo, ed è proprio questa caratteristica a renderlo membro genuino di tale società.
Zygmund Bauman e David Lyon, Sesto potere. La sorveglianza nella modernità liquida, 2013